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Tornare a casa, dopo anni in giro per l’Italia, è un aspetto ricorrente nella vita di ciascuno di noi, terminare la carriera nella squadra in cui si è cresciuti un sogno comune nella carriera di molti professionisti. Ma questa è una storia ancor più grande, un ritorno alle origini che riannoda i fili col passato come se in mezzo questi venti anni non fossero mai trascorsi, per aiutare ogni giovane atleta a realizzare un sogno simile, o se possibile, anche più grande di quello vissuto nella propria esperienza da giocatore professionista.

Roseto, Rieti, Patti, Imola, Montegranaro, Treviso, Olimpia Milano, Brindisi, Caserta, Barcellona Pozzo di Gotto, prima di tre anni alla Virtus, anticamera del definitivo ritorno a casa, le tappe di un viaggio affascinante, impreziosito da trentotto presenze in Nazionale e la capacità di riuscire ad essere un giocatore di Serie A anche senza per forza segnare valanghe di punti. Allenatore, capitano, ma prima di tutto presidente, Giuliano Maresca si rituffa nel suo passato, per raccontarci origini, sogni e realtà dentro la storia del Basket Roma: “Siamo soci fondamentalmente nati e cresciuti lì dentro, accomunati da una grande amicizia che ci ha permesso di rimanere sempre in contatto negli anni e condividere le nostre esperienze a vario titolo vissute nel mondo del basket, con l’idea comune che prima o poi sarebbe stato affascinante costruire insieme una nuova realtà lì dove siamo cresciuti, consapevoli che anche Chaste, prima o poi, avrebbe avuto bisogno di nuove risorse ed energie. Probabilmente gli eredi naturali a cui passare volentieri il testimone di un lavoro costruito giorno per giorno negli oltre 40 anni della sua attività”.

Un’idea che parte con la gestione dell’impianto e trova il suo assist, il segno inconfutabile che fosse la cosa giusta da fare, nella necessità di costituire una nuova associazione e darle un nuovo nome: “Da giovani abbiamo sempre giocato, con Halley o Sam che fosse, in società che avessero anche un altro nome oltre a Basket Roma, ma questo era quello in cui più di tutti noi ci identificavamo: abbiamo fatto ricerche in FIP e all’Agenzia delle Entrate e non c’era alcuna realtà che si chiamasse solo così. E’ stato un momento “fighissimo”, oltre che probabilmente un segno del destino”.

Ma non è stato, ovviamente, tutto così semplice, soprattutto quando dietro l’entusiasmo iniziale si manifesta la necessità di provvedere e farsi carico di tanti aspetti che la carriera di un professionista, allenatore o giocatore che sia, vive solo marginalmente: “Avevo, ed ho tutt’ora, tanta di quella passione per il basket e per quel posto, che non sapevo nemmeno bene quale ruolo avrei dovuto ricoprire in questa nuova realtà, perché raramente avevo assunto responsabilità al di fuori della pallacanestro giocata, così come temevo l’approccio, da allenatore, ad ogni singolo ragazzo, senza sapere che adesso sarebbe stato l’aspetto più bello di questa avventura. Non ho mai avuto rapporti nemmeno con la pubblica amministrazione e la burocrazia, invece ora mi ritrovo rappresentante legale di un’associazione sportiva cresciuta tanto rispetto all’inizio e che, almeno nel panorama cestistico romano, è diventata un punto di riferimento abbastanza importante”.

Del resto le maglie indossate e le realtà vissute sembravano mondi lontani e diametralmente opposti rispetto al Basket Roma delle origini, così come il carattere sempre positivo, allegro e pieno di energia del Giuliano Maresca che capita di incontrare tutti i giorni a Viale Kant sembra quasi il fratello gemello del professionista rigido, esigente, autocritico e metodico che siamo stati abituati a vedere nel corso della sua carriera: “E’ stata una riscoperta di me stesso. Per come sono stato da giocatore, non pensavo sarei mai stato in grado, allenandoli tutti i giorni, di avere la pazienza necessaria per supportare ragazzi molto giovani nel loro percorso di crescita, che ha bisogno di tempo e fiducia, oltre che un approccio più morbido, ma una volta in campo, è stato tutto decisamente naturale, e ogni giorno le soddisfazioni grandi e piccole che ricevo ripagano di tutte le energie mentali e fisiche spese, oltre che dei sacrifici che necessariamente la gestione di una realtà di questo tipo richiede”.

Un’evoluzione che ha anche fatto desistere Giuliano dall’idea originaria di essere esclusivamente un uomo da scrivania, collante e coordinatore delle varie aree di un contesto in cui il rispetto delle regole resta sempre necessario:” Essere umile ed autocritico, sempre in discussione e con anche un po’ di ansia di dover sempre dimostrare le mie qualità è stato contemporaneamente un grande pregio, ma anche un limite ed un difetto allo stesso tempo. Che si tratti di una partita di C Gold con un coach che mi ha già allenato quando avevo 15 anni, o un allenamento con bimbi del minibasket cui spiegare un esercizio nel modo migliore, penso sempre a dovermi conquistare la fiducia di chi mi sta attorno, anche quando magari in loro già c’è, per avermi visto giocare in tv o dal vivo”.

Un po’ di “pesantezza”, utilizzando una sua stessa
espressione, che ne ha cambiato ed alleggerito l’approccio, accettando spontaneamente l’idea che divertimento ed impegno possano coesistere tranquillamente, senza che un aspetto debba escludere l’altro: “E’ quello che chiediamo a tutti i ragazzi e le loro famiglie, fare ogni cosa con impegno ed aggressività mentale non ne fa giocatori più forti in breve tempo, ma con pazienza, costanza e volontà, prima o poi i risultati arrivano, a patto di farlo con impegno ed intensità, in campo e fuori, perché è la cosa che dà più soddisfazione: un ragazzo che si allena al 50% è probabilmente più rilassato, si sarà “distratto” per un’ora e mezza, ma sappiamo che non sarà mai soddisfatto come chi si è allenato al massimo, ma sempre col sorriso sulle labbra, a prescindere dai risultati, che spesso ne sono la logica conseguenza”.

Un cambio di mentalità sfociato, parallelamente, anche in una “sfrenata” passione per Instagram: “Più di qualcuno mi dice che ho un profilo che funziona ed è ben gestito, ma lo utilizzo con la massima spontaneità e sempre assecondando l’idea iniziale di condividere belle immagini e foto scattate nei miei viaggi. Ciò non toglie, anche per l’accuratezza che ha contrassegnato la mia carriera, che presti attenzione a ciò che sto comunicando, sapendo che nei followers possano esserci ragazzi e famiglie, verso i quali sento la responsabilità di non dare un messaggio sbagliato e, che invece sia coerente con quello che sto pensando in quel momento”.

I tempi sono stretti ed un nuovo pomeriggio di allenamenti incombe, ma non prima di aver dato un velocissimo sguardo anche al futuro: “A fine anno sarò soddisfatto se sarò riuscito a trasmettere a tutti i ragazzi che ci vedono fare allenamento ogni giorno il mio modo di intendere lo sport, per poter raggiungere degli obiettivi. Mi auguro che il rapporto con la IUL continui a crescere, perché l’attenzione all’educazione e alla formazione dei ragazzi è un aspetto centrale del nostro progetto. Portiamo avanti il nostro lavoro con l’auspicio che Basket Roma sia un ambiente frequentato anche più di oggi, provando a mettere ragazzi e ragazze nella condizione di avere una carriera che sia la migliore possibile: con impegno e sacrificio sappiamo che è una sfida possibile”.

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