titolo news 2

Tecnicamente è stato uno dei nuovi arrivi del mercato estivo, almeno rispetto al nucleo della IUL Basket dello scorso anno. Nella sostanza si è trattato di un ritorno a casa, quella in cui aveva messo piede prima di ogni altro. Era il 1990 quando Danilo Gallerini entrò per la prima volta a Viale Kant, la società si chiamava Halley e avrebbe presto dato vita ad una collaborazione con il Basket Roma dell’epoca. Da lì una lunga trafila giovanile, tante amicizie, qualche parziale delusione che il “Gallo”, tuttavia, ha saputo superare in nome di un amore verso il basket che si è sempre dimostrato forte più di ogni altra cosa.

“Fui originariamente scartato dal gruppo più forte, quello che con Giuliano Maresca giocò e vinse la C1, ed inserito nella allora C2 della Mens Sana. Lì per lì ci rimasi male, ma non ne feci un pianto, perché pensai prima di tutto alla possibilità di continuare a giocare e poi a poterlo fare avendo in squadra gran parte dei miei amici e coetanei”.

Poi , come spesso accade, l’occasione per mettere piede in campo arriva e Danilo, cannoniere di razza, la sfrutta segnandone 30 contro Nettuno e replicando la gara successiva, infilandone 29 nel canestro della Lazio. Partite che non passano inosservate agli occhi degli addetti ai lavori e valgono, stavolta sì, la chiamata della squadra Juniores del Basket Roma con cui segnare 23 punti di media nell’edizione successiva delle finali nazionali, disputate in ben tre occasioni. Tutto vissuto con l’istinto e la spensieratezza di chi, inizialmente, non aveva a tutti i costi l’ossessione di giocare da professionista. “C’è chi dopo quella esclusione ha smesso, io invece, pur incontrando fisiologicamente qualche ostacolo, mi divertivo e questa era la molla che mi ha sempre spinto a continuare a giocare”.

80221409_2552207005103737_4037252267349377024_o.jpg

Un percorso che lo porta a vestire, per un anno, anche la canotta della Luiss agli albori del progetto ora ventennale dedicato ad una squadra di soli studenti universitari, prima di una buona carriera spesa tra i parquet settentrionali della B1 (Vigevano e Trento), cui segue una militanza pugliese, prima di una lunga permanenza in Abruzzo (con la vittoria del campionato a Chieti), quella che a tutti gli effetti è diventata la sua seconda casa. Nel frattempo, però, anche il basket nazionale soffre della crisi del tempo, allora Danilo, giunto ormai alla soglia dei trent’anni, valuta l’opportunità di intraprendere, parallelamente ad una carriera agonistica ancora in corso, una serie di attività secondarie, non tutte evolutesi nella maniera giusta.

“Che si trattasse di studio o altro, ho sempre creduto che fosse necessario avere un piano B, soprattutto in un momento storico diverso da quello in cui si guadagnavano cifre importanti anche in Serie C. E’ giusto investire e lavorare su sé stessi se ci sono delle qualità, ma senza precludersi altre possibilità, perché i rischi, un infortunio, un ritardo nei pagamenti, la sparizione di una società, sono sempre dietro l’angolo e senza potervi porre rimedio”.

Così la scelta cade prima, in maniera poco convinta, su un’attività familiare, poi si tramuta in un lavoro da visual merchandiser e store assistant nei centri commerciali, figure professionali messe in discussione dai mutamenti cui è andata incontro la grande distribuzione, ora molto più incentrata sulla dimensione degli ordini centralizzati, più che sulla capacità relazionali dei rappresentanti. Troppo tempo da dedicare ad una prestabilita disposizione dei prodotti non ce n’è, perché Danilo nel frattempo continua a crivellare le retine dell’Adriatico (è vicino a superare i 4800 punti in carriera, fonte Playbasket.it), cominciando a dedicare tempo ed attenzione allo sport non più sotto l’aspetto solo agonistico.

“Ho iniziato ad allenare e lavorare nel settore giovanile di Giulianova e nei centri minibasket, non perdendo mai di vista il nuovo corso del Basket Roma, ai cui proprietari ero sempre rimasto legato da un rapporto di amicizia. Per questo ho iniziato a frequentare assiduamente anche i camp estivi di Tagliacozzo, anche per aggiornarmi sulle loro modalità di lavoro ed avere la possibilità di confrontarmi ed arricchire la mia formazione”. E’ dall’ultimo di questi – storia dell’estate scorsa – che nasce l’idea di un qualcosa di più ampio, anche perché l’attuale numero 22 della IUL Basket nel frattempo non ha perso il vizio di fare canestro, chiudendo a 22.6 di media e solo con una sconfitta in finale il campionato di C Silver con la maglia della Teramo a Spicchi. Inoltre il Basket Roma ha acquisito il titolo di C Gold, quindi diventa automatico pensare a Gallerini come uno dei rinforzi in vista della nuova stagione. Il nastro, quindi, si riavvolge e, 17 anni dopo, Danilo rimette piede a Viale Kant per una seconda prima volta, ora anche coach (Under 16 Gold e Under 13 Sperimentale le sue squadre, spesso le più numerose alle partite casalinghe della prima squadra) e papà di Edoardo e Tommaso.

“Ammetto che la sensazione è stata un po’ strana, particolare ed anche difficile da spiegare: ci penso ancora adesso, nel percorrere, tornando a casa, la stessa strada di 17 anni fa. Sotto l’aspetto sportivo le cose sono cambiate molto rispetto all’epoca e nonostante siamo solo all’inizio di un percorso che può crescere ancora tanto, questa società incarna appieno il mio ideale di vivere lo sport giovanile”.
Di sicuro è contento Edoardo che, tra un allenamento e l’altro, scorrazza liberamente tra i due impianti coperti ed il playground di Viale Kant: “Vederlo così felice è la conferma di aver fatto la scelta giusta”.

Una decisione di certo non semplice, tornare a Roma e separarsi, almeno nella vita di tutti i giorni, dalla famiglia, ma necessaria per intraprendere un nuovo capitolo non solo sportivo, ma anche accademico e professionale nella vita di Danilo Gallerini: “L’iscrizione alla laurea triennale in scienze motorie IUL, una volta conseguita, sarebbe un traguardo personale importante e mi permetterebbe di avere anche un riconoscimento formale del lavoro che già svolgo nelle scuole in qualità di istruttore. E poi, col tempo, voglio ripagare la fiducia che la IUL, nei suoi vertici, ha riposto in me, dandomi un’opportunità lavorativa che non avrei potuto rifiutare”.

Una messa in discussione coraggiosa, oltre che un esempio per i tanti ragazzi che ogni giorno affollano gli impianti della società, nel perseguire un sogno nel cassetto che li porti a diventare giocatori e uomini di sport: “Ho iniziato a giocare quando la regola degli under non esisteva, ma adesso il sistema è questo e ci si deve adeguare. Un atleta con qualità e motivazioni è destinato a diventare forte, soprattutto con il contributo di istruttori che ti aiutino a comprendere cosa dover fare e come stare all’interno di questo mondo. Spesso, ultimato il percorso giovanile, tanti ragazzi vanno a giocare nelle categorie inferiori, un percorso per me fondamentale, qualunque sia il livello, per la cultura che il basket ha la capacità di veicolare e da questo punto di vista il Basket Roma, per l’attenzione che pone verso tutti i ragazzi, anche chi intende solo divertirsi e non solo chi è di prospettiva, è uno dei posti migliori per sviluppare le attitudini che lo sport ti aiuta a far venire fuori”.

83918334_2603912713266499_3452360369689853952_n.png

 

0
0
0
s2sdefault